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Gli sfiorati – Conferenza stampa

23/02/2012 | News |
Gli sfiorati – Conferenza stampa

Matteo Rovere, dopo l’esordio cinematografico nel 2008 con Un gioco da ragazze, torna nelle sale con Gli sfiorati,  tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi. Prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, film verrà distribuito (sempre da Fandango) a partire dal prossimo 2 marzo in 80 copie. Ansie giovanili, desideri inespressi e rapporti difficilmente recuperabili, sono i temi al centro di questo film che annovera nel cast fra gli altri Andrea Bosca, Miriam Giovanelli, Claudio Santamaria, Michele Riondino e Asia Argento. Come di consueto si svolta la conferenza di stampa di presentazione alla presenza del regista, degli sceneggiatori, del produttore e del cast.

Quali sono gli elementi del romanzo che ti hanno fatto pensare di realizzarne un film?

Matteo Rovere: Quando Domenico Procacci mi ha proposto il romanzo sono rimasto immediatamente impressionato dal cuore pulsante di questa vicenda. Nella trasposizione cinematografica con gli sceneggiatori Francesco Piccolo e Laura Paolucci abbiamo scelto di rispettare lo spirito del racconto, dove si poteva scorgere la contaminazione tra la leggerezza dello stile e un significato più profondo. Questa è stata la chiave attraverso la quale ho voluto ricostruire il percorso di un amore impossibile e l'ossessione per l'oggetto del proprio desiderio.

Francesco Piccolo: Il romanzo di Veronesi racconta la generazione degli anni Ottanta, quindi con Laura in fase di scrittura ci siamo domandati come avremmo potuto attualizzare il testo e soprattutto ci siamo chiesti se il tipo di gioventù tratteggiata esistesse ancora.

Domenico Procacci: Sono più di quindici anni che pensiamo alla possibilità di un film tratto da questo romanzo, e la scelta di Matteo dietro la macchina da presa è nata dalla volontà di cambiare punto di vista, di rinunciare a uno sguardo distante da fratello maggiore in favore di un "coetaneo" all'oggetto del racconto.

Quali sono i modelli che ti hanno ispirato?

Matteo Rovere: Senza scomodare grandi autori, posso dire che dal punto di vista della tecnica il mio modello è stato quello del cinema degli anni novanta, ossia quello che ho vissuto da spettatore.

Che tipo di approccio avete avuto nel confrontarvi con questi caratteri?

Andrea Bosca: La sfida più grande per quanto mi riguarda è stata, principalmente, emotiva. Il film, comunque, ha costretto tutti noi ad abitare luoghi desiderati ma anche inconfessabili. Dovevamo come attori raccontare un universo sconosciuto. Matteo è riuscito a dare un ordine a tutto questo caos emotivo, costruendo in chiave leggera una storia che somiglia a ognuno di noi.

Claudio Santamaria: Abbiamo lavorato molto in fase di lettura con Michele Riondino e Andrea Bosca. A parte il problema di dover indossare delle scarpe bruttissime, ho trovato delle difficoltà a definire una caratterizzazione fisica del mio personaggio, Bruno, molto diversa e lontana dalla mia. Lui è il più terreno di tutti, anche perché si trova coinvolto in una situazione dalla quale non può sfuggire: l’abbandono della moglie e la sua paternità. Egli crea la teoria degli sfiorati, che da il titolo al film, attraverso lo studio della grafia. Si tratta di una nuova categoria non incasellabile in nessuna tipologia esistente. Persone che non hanno punti fermi, ma per questo non sono superficiali, vivendo le situazioni in profondità ma con costante mutevolezza.

Miriam Giovnelli: Per quanto mi riguarda, questa è stata la prima volta in cui mi sono sentita un'attrice, nel senso che ho vissuto l'esperienza di lavorare con un regista che mi ha diretto passo dopo passo. Infatti, tutti gli elementi che caratterizzano il personaggio di Belinda hanno a che vedere con il lavoro fatto con Matteo.

Asia Argento: Matteo è un regista incredibilmente esigente, tanto che, durante le prove, mi sono sentita spesso incapace di fare questo mestiere. Devo dire che è stato divertente fare la conoscenza di una donna così profondamente diversa da me. Beatrice vive a Roma, parla quasi esclusivamente di sè stessa. In questo modo pensa di conquistare gli uomini, ma in realtà scappano tutti per la noia. E' la tipica persona dei salotti romani.
 

 


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